Lunedì 28 ottobre 2024 si terrà presso l’ARAN una importante seduta negoziale per il rinnovo del CCNL 2022-2024 del comparto Funzioni Centrali. Sarà un incontro molto delicato perché il Presidente dell’ARAN su indicazione del Governo proverà a chiudere una trattativa che sta destinando al personale in servizio nelle amministrazioni centrali un incremento della retribuzione pari al 5,78% (con una probabile integrazione dello 0,22% a decorrere dal 2025) a fronte di un tasso di inflazione che si aggira per il triennio 2022-2024 intorno al 17%, quindi con una perdita secca di quasi 12 punti percentuali.
In soldoni un lavoratore inquadrato nell’Area degli Assistenti (Seconda Area F1–ex comparto Ministeri) che percepisce una retribuzione mensile di circa €.1.600,00 lordi subirà una riduzione mensile del potere d’acquisto di quasi €.190,00.
Una penalizzazione che vedrà le retribuzioni dei lavoratori pubblici italiani, già tra le più basse d’Europa, arretrare paurosamente, disattendendo quanto previsto dall’Accordo Quadro sugli Assetti Contrattuali del 22 gennaio 2009 che individua nell’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato) l’indicatore previsionale su cui basarsi per il rinnovo dei CCNL e introducendo per la prima volta il principio che in un rinnovo contrattuale non sarà più garantito il recupero dell’inflazione. Infatti, la scelta del Governo Meloni è chiara: ridurre la capacità di spesa dei lavoratori “concedendo” solo un recupero parziale (poco più di un terzo) della perdita di potere d’acquisto.
Come FP CGIL, – dichiara Luigi Lonigro, Segretario Generale della FP CGIL Puglia – unitamente alla UIL (ma anche alcune sigle sindacali autonome non ritengono sufficienti le risorse stanziate), stiamo rivendicando in ogni occasione e sui tavoli negoziali che con le risorse messe a disposizione dal Governo Meloni non è possibile rinnovare il CCNL. Una scelta iniqua, perché di fatto taglia di netto lo stipendio dei lavoratori, una scelta sbagliata perché tagliando il potere d’acquisto dei lavoratori genererà politiche recessive che incideranno negativamente sui livelli produttivi delle aziende private, sui servizi (compreso il commercio) e sull’occupazione.
Se lunedì 28 ottobre, quindi, ci saranno sigle sindacali che decideranno di sottoscrivere una ipotesi di CCNL con le poche risorse messe a disposizione dal Governo, la responsabilità sull’inadeguatezza delle retribuzioni dovrà inevitabilmente ricadere su queste ultime, perché il danno procurato ai lavoratori sarà irreversibile e condannerà i lavoratori attuali a retribuzioni più basse sino al pensionamento ma consegnerà anche ai futuri lavoratori retribuzioni inadeguate, con conseguenze pesantissime anche sulle pensioni future.
Qualcuno potrà anche sostenere che questo governo ha già stanziato le risorse per il rinnovo del CCNL 2025-2027, in anticipo rispetto ad altri governi, un ulteriore 5,4% che andrà a regime solo nel 2027, facendo immaginare ai lavoratori che con queste risorse si ottiene un recupero del potere d’acquisto perso nel triennio 2022-2024, ma non è così! Si tratta solo di una furbata (o meglio di una necessità richiesta dall’Europa) messa in campo dal Governo Meloni per consolidare e determinare la perdita di potere d’acquisto di circa €.190,00 mensili. Questo significherà mettere definitivamente una pietra tombale sul rinnovo del triennio 2022-2024. La verità è che le risorse che stanno stanziando con la nuova legge di bilancio per il 2025 sono risorse che non vanno a compensare il potere d’acquisto che si perderebbe con un rinnovo del CCNL 2022-2024 al 5,78% ma sono le risorse che spetteranno per il prossimo rinnovo contrattuale, calcolato sull’inflazione programmata prevista per il nuovo triennio. Nulla di più! È bene sapere che in queste ore assistiamo ad un Governo che brama per poter chiudere in fretta e a quelle cifre il rinnovo contrattuale e qualche sigla sindacale si sta prestando a questa infausta manovra.
Come FP CGIL Puglia non ci stiamo – precisa Luigi Lonigro, Segretario Generale della FP CGIL Puglia – così come non è vero che questo Governo sta investendo più di altri governi che lo hanno preceduto. Qualcuno dopo la firma dichiarerà che non si poteva fare di più e che questo governo ha fatto meglio di altri. Questa è una clamorosa falsità, facilmente smascherabile se andiamo ad analizzare i dati degli ultimi anni sui rinnovi contrattuali. Infatti, nel triennio 2016-2018 l’inflazione è stata pari al 2,3 mentre l’indice IPCA è stato pari a 1,8% e l’incremento contrattuale è stato del 3,48%, quindi con un recupero sul tasso di inflazione dell’1,68% (pari a €.28,66 mensili), analogamente è avvenuto per il triennio 2019-2021 con l’inflazione al 2,3, IPCA al 2,2 e l’incremento contrattuale al 4,86%, quindi con un recupero anche in questo secondo triennio del 2,66% (pari a €.47,46%). In pratica con gli ultimi due rinnovi siamo riusciti a recuperare €.76,12 mensili a fronte dei €.156,96 persi nel quinquennio 2010-2015 a causa del blocco dei CCNL deciso dal Governo Monti, quindi un parziale recupero è avvenuto con gli ultimi rinnovi del CCNL, mentre il Governo Meloni con le risorse messe a disposizione per il rinnovo del CCNL 2022-2024 causerà una perdita reale in termini di retribuzione di oltre €.180 mensili, un danno superiore a quanto praticato dai governi tecnici del 1992 (Governo Amato) e del 2010 (Governo Monti), in occasione dei due unici blocchi contrattuali subiti dai lavoratori pubblici.
Il picco di inflazione registrato nel triennio 2022-2024 è un fatto eccezionale e per questo merita una risposta di pari portata. Non può scaricarsi quasi esclusivamente sui lavoratori subordinati. Un Governo all’altezza dovrebbe adottare tutte le misure utili e necessarie per salvaguardare il potere d’acquisto dei lavoratori e sostenere l’economia in una congiuntura negativa che rischia di trascinare in recessione il Paese, dovrebbe essere la priorità per un governo che ha a cuore lo sviluppo e la crescita del Paese nel suo complesso, ma questo Governo, miope ed evidentemente inadeguato, ha deciso di sacrificare un pezzo importante del mondo del lavoro, nel quale innegabilmente non si ritrova e che ritiene di poter abbandonare al proprio destino.
Per questo chiediamo alle lavoratrici e ai lavoratori di vigilare e di farsi sentire per far valere le loro ragioni e contestare un rinnovo inadeguato, sostenendo una vertenza che grida vendetta.
Evitiamo tutti insieme un rinnovo che umilia e mortifica milioni di lavoratori pubblici, che sono pure cittadini ed elettori e meritano di essere rispettati. Evitiamo che vengano attuate politiche recessive che possano compromettere il futuro del Paese.
Rivendichiamo, dunque, tutti insieme un rinnovo contrattuale equo e dignitoso, sosteniamo i consumi e l’economia del Paese chiedendo nella legge di bilancio per l’anno 2025 maggiori risorse per il rinnovo del CCNL 2022 – 2024.
Non si può rinnovare il CCNL con solo il 5,78%, con un taglio delle retribuzioni di fatto di €.190,00. Nessuno può accordare un rinnovo contrattuale sapendo di condannare milioni di lavoratori a retribuzioni significativamente più basse rispetto al passato.
Come FP CGIL siamo convinti che i lavoratori vadano tutelati e la scelta di alcune sigle sindacali di voler firmare una ipotesi di accordo con risorse così scarse, disattendendo l’Accordo del 2009 sottoscritto dalle stesse organizzazioni sindacali che ora si appresterebbero a smentire sé stesse, deve inevitabilmente e preventivamente essere sottoposto prima di qualsiasi firma al vaglio delle lavoratrici e dei lavoratori. Se questo non avverrà, se qualche sigla sindacale sottoscriverà l’ipotesi di accordo con le poche risorse messe a disposizione dal Governo Meloni, allora noi in Puglia, come FP CGIL – conclude Lonigro – siamo pronti ad informare tempestivamente e capillarmente le lavoratrici e i lavoratori per chiedere loro di sottoscrivere un documento che rimandi al mittente un rinnovo contrattuale miserevole che taglia le retribuzioni e non garantisce il mantenimento del potere d’acquisto.
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